IL GIORNO DEL RICORDO

Oggi 10 febbraio la Repubblica italiana celebra il giorno del ricordo, una data simbolica che si riferisce al 1947 quando entrò in vigore il trattato di pace fra le province di Pola, Fiume, Zara, parte delle zone di Gorizia e di Trieste, passarono alla Jugoslavia.

Data:
10 Febbraio 2012

IL GIORNO DEL RICORDO

Oggi 10 febbraio la Repubblica italiana celebra il giorno del ricordo, una data simbolica che si riferisce al 1947 quando entrò in vigore il trattato di pace fra le province di Pola, Fiume, Zara, parte delle zone di Gorizia e di Trieste, passarono alla Jugoslavia. 

Il giorno del ricordo, comunemente identificato sotto il segno della memoria delle Foibe intende ricordare il sanguinoso conflitto fra Italia Slovenia e Croazia al fine di ricucire un passato conflittuale e denso di tragedie.

Intende ricordare le vittime di quegli anni così terribili; intende ricordare i fatti, alcuni chiamandoli per nome – come le foibe e l”esodo – altri in modo sottinteso, come il feroce nazionalismo fascista e slavo-comunista.

Se teniamo gli occhi bassi, quella che oggi vogliamo ricordare può sembrare solo una storia minore, che riguarda qualche centinaio di migliaia di persone vissute nel fondo di uno dei tanti golfi del Mediterraneo. Se invece abbiamo la capacità di levare lo sguardo ai contesti nei quali le vicende adriatiche si sono svolte, ed al cui interno soltanto queste trovano spiegazione, ci accorgiamo che quella piccola storia costituisce una sorta di laboratorio, in cui si trovano condensati su di una scala geograficamente circoscritta alcuni dei grandi processi della contemporaneità nell”Europa di mezzo: contrasti nazionali intrecciati a conflitti sociali, effetti devastanti della dissoluzione degli imperi plurinazionali, oppressione totalitaria, guerre di aggressione, scatenamento delle persecuzioni razziali e creazione dell”universo concentrazionario, violenze di massa, spostamenti forzati di popolazione, conflittualità est-ovest lungo una delle frontiere della guerra fredda.

All”interno di quella visione larga, noi vediamo subito che la parabola dell”italianità adriatica non si è svolta nel vuoto, ma si è intrecciata con un”altra traiettoria, quella dello slavismo. Una storia finita male, proprio in applicazione dei principi fondanti del nazionalismo, come l”intolleranza nei confronti dell”altro e la concezione perversa secondo la quale la terra che tutti ospita appartiene ad un solo popolo, mentre gli altri vengono considerati ospiti sgraditi, quando non invasori da cui liberarsi ad ogni costo, per via di assimilazione o di espulsione.

E” stata guerra totale, in cui i civili sono diventati obiettivo specifico di operazioni belliche. Sul fronte orientale è stata fin dall”inizio guerra senza regole, divenuta ben presto guerra di sterminio. Qui dunque si è affermata una nuova logica, quella della strage, e sul quel fronte è stata coinvolta anche l”Italia dopo l”aggressione alla Jugoslavia e, soprattutto, dopo le occupazioni e le annessioni, che hanno scatenato l”inferno in quel Paese.

Ricordare quel sanguinoso conflitto dalle radici antiche in modo nazionalista e circoscritto è dare nuova linfa alla violenza e alle separazioni etniche. Il giorno del Ricordo invece come quello della Memoria, punta il dito contro i grandi orrori del XX secolo: i totalitarismi, i nazionalismi, le atroci guerre totali combattute sulla pelle dei civili. Ci indica una strada per il futuro fatta di confini aperti, diritti condivisi, differenze riconosciute.

L”Amministrazione Comunale

 

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Ultimo aggiornamento

10 Febbraio 2012, 10:28